13 février 2007

Turco.jpg


Sto studiando turco. Mi è sempre più chiaro il significato di “come se parlassi turco”. Non si capisce nulla. Che fatica.
E per fortuna che ho abbastanza tempo per studiarlo. Comunque, le cose stanno così, vado tre volte alla settimana, ogni lezione dure tre ore. Nella mia classe ci sono persone provenienti da Spagna, Francia, Bosnia Erzegovina, Slovenia, USA, Cina, Nigeria e uno nuovo che non ho capito di dove sia, ma dai suoi tratti direi essere mediorientale. La nostra insegnante è ovviamente turca. Il metodo non mi fa impazzire, è della serie “the pen is on the table”, quindi si tratta di studiare a memoria frasi che molto probabilmente non ti capiterà di usare spesso nella vita quotidiana. Inoltre nelle tre ore di lezione si fanno un sacco, ma veramente un sacco, con spiegazioni velocissime e molta pratica fra di noi, ma appunto parlando di
candelabri sul tavolo e cani in giardino. Andando un giorno sì e l’altro no è obbligatorio studiare almeno un giorno sì e l’altro no, credo che perdere anche solo una lezione o anche un solo giorno di studio potrebbe diventare un vero dramma. Tutto questo comunque mi diverte molto. Adesso faccio più attenzione a come parlano le persone fra loro, almeno cercando di individuare il soggetto nelle loro frasi, e, come fanno i bambini appena imparano a leggere, andando in giro leggo tutti i cartelli e le insegne. La pronuncia è facile, si legge come si scrive, a parte alcune piccolissime differenze rispetto l’italiano. Per esempio la G si legge GH e la C si legge GI. Poi ci sono altre lettere, come la ö, la ü, la ç che si legge ci, la s con l’ondina sotto (non so come si chiami) che si legge sc, la i senza puntino che si pronuncia con la gola, la g con la barretta sopra (non so come si chiami) che non si pronuncia ma viene allungata la vocale che la precede. Sembra complesso ma vi assicuro che questa è la parte facile. Le frasi si costruiscono in maniera macchinosa e meccanica, con suffissi vari che definiscono forma interrogativa, locazione, persona ecc, come un puzzle. Ogni suffisso varia in base alla parola che lo precede….Uf, ho già
mal di testa!!! Per quando riguarda l’aspetto lavorativo invece ciccia, ad ogni appuntamento capisco sempre di più che qui la cosa si fa complessa, per cui se magari qualcuno di voi potesse imparare il turco mi aiuterebbe un sacco a praticarlo
quando torno. Chi si offre?

Bacio.

p.s. Il problema delle sopracciglia l’avrei accantonato, anche se una volta parlandone con Dilek, mi ha detto che le mie sopracciglia sono “originali”. Capisco ovviamente che parlando lei solo turco le conversazioni fra noi sono ridotte alle parole elementari, ma in questa sua risposta ci ho letto di tutto. Avrà voluto dirmi che sono chip o che sono speciali, che sono trash o che sono assurde? Adesso la mia nuova fissazione sono le mani, caspita, anche quelle qui sono curatissime, e senza magari arrivare ai livelli di Lilli in Costarica, devo ammettere che me le sto curando un po’ di più. :-)

7 commentaires:

Anonyme a dit…

ai miei egiziani ho insegnato (ma lo sapevano già...) come si chiede l'ora, come ci si rivolge a una signora o a un amico, cosa significa "di solito", i verbi riflessivi (con spiegazione del significato di un'azione riflessiva...ma non so se lo hanno capito), i colori (ma arancione e marrone hanno il plurale???)

caspita...però al candelabro su tavolo non avevo mai pensato!!!
cmq dubito che loro studino un giorno si e uno no...sgrunt...

ps: dalla padella nella brace...già sulle sopracciglia avrei difficoltà, con le unghia ancora peggio....da ex-mangiatrice di unghie...

un abbraccio, simo, dai che ce la faiiiiiiiiiiiii

Anonyme a dit…

Ciao,
catia da barcellona, che bello leggerti. e non puoi immaginare cme ti comprendoooo pero'...si che ce la fai e che incredibile parlare o tentare di parlare in turco!!!
Hey simona ma tu dove sei??

Anonyme a dit…

Cara Simonetta, anche io iniziai curandomi le unghie "un pò di più"... basta che non torni dalla Turchia alla Mina, che negli anni '70 in Italia lanciò la moda della depilazione totale delle sopracciglia...infatti le nostre mamme e zie varie dopo anni di spinzettamenti hanno dovuto ripiegare con grande disperazione alla matita maròn!
Mi raccomando tutto con parsimonia...
Sei andata a godertela in qualche hammam tra una lezione e l'altra?
Tieni duro, non so se potrò aiutarti con il turco quando torni.Già faccio fatica a capire "chi sono io" in questo periodo,quindi...:-/

Anonyme a dit…

Cara Simonetta, forse Clara (piccola) potrebbe aiutarti con il turco... Beh, sappi che è a tua disposizione!!!! Bacio (come si dice in turco????)
Cristina

Anonyme a dit…

ciao catia da barcellona sono simona da milano...a milano sono!! e gli egiziani sono quelli che frequentano la scuola di italiano in un circolo arci, dove insegno di sera!

simonetta, al tuo rientro ci iscriveremo tutti a un corso di turco per solidarietà! e poi, via! tutti a parlare turco! ma dobbimo anche fumare come un turco....
ma è vera poi questa cosa, che i turchi fumano come turchi??

oggi mando il link a clara che è a buenos aires. carla, il vosto blog diventa internazionale!!!

Anonyme a dit…

Si, è proprio vero che i turchi fumano come turchi. Sarà anche perché qui si può fumare ovunque!!!
Bello, mi piace questo scambio di informazioni sui canoni di bellezza internazionali. Qualcuna ne conosce altri????

Öpücük (=bacio), ma una volta il marito di Dilek mi scrisse "opiyorum (kiss in turkish)", che sarebbe "ti bacio". Non so se basta il primo o quindi serve anche il verbo.
Simonetta

simona a dit…

beh, nella zona dei balcani non si depilano le gambe, in thailnandia hanno la fissa per i capelli e li curano molto
se me ne vengono in mente altre vi faccio sapere

Öpücük a tutti